L'immaginifico poeta pescarese, gabriele d'annunzio, alza questa lode al parrozzo di pescara, notissima specialità della pasticceria abruzzese: "è ttante bbone 'sta parrozze nove che pare na pazzie de san ciattè. Ch'avesse messe a 'sa gran forne te' la terre lavurate da la bbove. La terre grasse e lustre che se coce chiu tonne de 'na provole, a 'su foche gientile, e che duvente a poche a poche chiù doce de qualunqua cosa ddoce".
Il pasticcere luigi d'amico, che lo fabbrica da anni, lo presenta con una prosa dannunziana: "è il pan rozzo dei contadini d'abruzzo, trasfigurato da un immaginoso e raffinato pasticcere. conserva bensì il suo aspetto rude, la sua forma ingenua e il suo colore di granoturco e del cruscello, ma nella trasfigurazione s'è arricchito di grazia, di profumo e di dolcezza. Hanno concorso a questa specie di miracolo le uova fresche del contado, le mandorle delle nostre colline, la ferina intrisa nel burro fresco dei nostri tratturi, lo zucchero e il cioccolato. Tutti questi elementi, raccolti in prossimità della pineta di pescara, come del resto il parrozzo stesso, sono creature dello stesso sole".
Mettere le mandorle in acqua bollente, quindi pelarle e pestarle nel mortaio dopo averle coperte con due cucchiai di zucchero. Sciogliere il burro, versare i tuorli in una terrina con il rimanente zucchero, sbattere bene ed unire le mandorle pestate. Aggiungere la farina e la fecola con il rimanente burro. montare a neve gli albumi ed unirli all'impasto. Quindi metterlo in una tortiera imburrata e mettere lo stampo al forno ben caldo (220°); cuocere per 45 minuti. Preparare la crema di cioccolato e quando la torta sarà cotta e raffreddata, spalmarla con il cioccolato coprendola completamente.
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